Quando è arrivato, nel settembre del 2005, Pumba non aveva un nome e si è guadagnato il titolo di dottore educando e prendendosi cura di due puledri. In quel settembre di due anni fa il dottor Pumba era lo specchio della trascuratezza e dell’abbandono: unghie lunghe, pelo ispido (più ispido di quanto si immagini sia il manto di un asino!) e paura. Di tutto. Di un forcone impugnato per accatastare la paglia, del badile utile al lavoro nelle stalle e nell’aia, di un movimento improvviso, di chi non conosceva… Pumba era stato vittima di maltrattamenti e aveva perso la fiducia negli esseri umani. Ma cinque mesi di amore, rispetto e attenzioni lo guarirono. Un po’. Si lasciava finalmente avvicinare, abbassando le difese e vincendo la diffidenza. Il suo raglio da buon stallone di asino echeggiava nella vallata e rallegrava tutto il vicinato. Ma il suo sguardo rimase triste per tanto tempo: l’asino è più difficile da rieducare – rincuorare si potrebbe dire – perché animale forte, resistente, di poche pretese ma tanto tanto sensibile. “Il cavallo si addestra, l’asino si educa” recita il detto, e non sbaglia. I progressi erano lenti ma persistenti. Era bello guardarlo nei momenti spensierati, osservare il dottor Pumba mentre si concedeva giochi e corse con i puledri. Non si riesce a capire immediatamente se un asino soffre o non sta bene fisicamente: la sua indole resistente e tenace lo porta a sopportare il dolore e l’affaticamento. Il dottor Pumba, poi, restava sempre in disparte e mangiava senza farsi vedere e quindi neppure il controllo dell’appettito, poco o tanto che fosse, poteva essere d’aiuto. Ma quando passarono tre giorni nel dubbio che avesse smesso di nutrirsi, la preoccupazione si fece pressante. Il dottor Pumba fu lasciato tranquillo nel suo box, dove era possibile tenerlo d’occhio e dedicargli tutte le attenzioni necessarie. Trascorse una settimana e Pumba sembrava essersi ristabilito: il box fu riaperto e, tra l’esultanza dei puledri felici di ritrovare il loro dottore, l’asino si lanciò in una breve corsa. L’ultima. Perché il dottor Pumba, sotto lo sguardo di chi lo aveva accudito, tra l’amore di chi lui aveva accudito ed educato, si è accasciato a terra. Per sempre. Era il primo aprile del 2006… che triste scherzo, caro, dolce, dottor Pumba!
Da quel giorno, nella memoria del suo altruismo e della sua amorevolezza, Pumba è diventato dottore del corpo e nello spirito per tutti gli animali maltrattati. Pumba è il dottore degli animali feriti e il simbolo della lotta contro chi fa soffrire, tortura e umilia gli animali. Per ignoranza o crudeltà.
L’asino del logo è il vero dottor Pumba. In suo onore. In tuo onore, dolce, unico dottor Pumba!
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